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Le condizioni greche, opportunità di riflessione?

Certamente le scelte dei governi greci dei decenni scorsi hanno dato vita a un modello politico economico insostenibile; in questi giorni c’è un gran lavoro di molti – chi in buona fede e chi no – per sottolineare le ragioni delle istituzioni finanziarie e comunitarie e delle loro richieste di proseguire nel contenimento della spesa pubblica ellenica.

La Grecia, per inciso, ha 11 milioni di abitanti, come la Lombardia; viene difficile pensare che sia il più grande problema nell’agenda politica europea oggi.

Continuando a concentrarci su analisi economicistiche temo si perda di vista la questione centrale: il passaggio dei centri di potere dalla politica all’economia. Ossia da istituzioni elette democraticamente – circoscrivibili, che operano o dovrebbero operare a tutela dell’interesse generale e a cui, ad ogni modo, si può chiedere conto – a istituzioni private – non circoscrivibili, che operano secondo altre logiche, spesso divergenti dall’interesse collettivo, e che, in questo momento, non devono rendere conto che ai loro maggiori azionisti. Continua a leggere Le condizioni greche, opportunità di riflessione?

Rumiz

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Eccomi qui con Paolo Rumiz; scrittore di viaggio di quelli che, di solito, leggo in classe ai miei studenti.
In occasione del suo passaggio a Monza, sono tornato, dopo tanto tempo, a scrivere qualcosa per Vorrei.

Alla mano, tranquillo, di quella tranquillità di chi ha abitudine a viaggiare scomodo e si sente in vacanza quando la vita torna alla normalità. Ho proposto di sederci in corridoio su un vecchio divano, in mezzo alla gente che lentamente entrava e riempiva il teatro. Ha accettato l’invito, si è seduto e ha risposto  alle domande con lentezza, nonostante lo aspettassero sul palco, nonostante il via vai che avevamo attorno. Abbiamo parlato per più di venti minuti con il mio ginocchio sinistro che toccava il suo destro. Strano violare la “distanza sociale” e a suo modo significativo.

Buona lettura.

Nowa Huta

E’ un quartiere di Cracovia, che poi vuol dire ‘nuova acciaieria’. Un posto bello per abitare già a partire dal nome insomma… ma io che aspiro a diventare un collezionista di luoghi sovietici non potevo passare da Cracovia senza fare un salto anche a Huta. Così è stato.
Tenete conto che Cracovia oltre ad essere descritta come capitale culturale della Polonia porta fattivamente  le sembianze fisiche da capitale di cultura: teatri, musei, cattedrali, castello, centri culturali, centri di ricerca. Nella Polonia è un caso unico, passato persino miracolosamente indenne ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Che, per dire, rasero al suolo la non distante Varsavia. Un patrimonio rimasto elegante e intoccato fino agli anni Cinquanta. Dopo il Cinquanta il regime comunista ha pensato bene che fosse cosa troppo bella per essere vera e parte della storia reale, Cracovia. Così ha chiamato a raduno i suoi ingegneri e geometri che si son messi lì a pensarci e hanno pensato un bel po’ prima di arrivare a capire come riportare alla realtà la cittadina: costruendo Nowa Huta, un esempio di città operaia ideale.
Troppa aristocrazia, troppa intellighenzia, troppa spiritualità, e allora la città va proletarizzata. E come fai a proletarizzare una città come Cracovia che ha sempre trovato la sua fortuna in campo culturale? Radi al suolo una decina di borghi medievali ai confini del centro e ci costruisci sopra una mega acciaieria da riempire di operai e poi, dato che ormai le maestranze son lì, ci costruisci intorno un po’ di palazzoni di ringhiera dove farci stare tutti gli operai che lavorano nel fabbricone.
E così fu: edificarono una fabbrica che da sola era (ed è) grande cinque volte il centro storico e che nel periodo di massima espansione ha ospitato 40.000 operai.
Risultato brillante del regime: oggi a Nowa gli operai sono solo 7.000 operai, di cui 2.000 a rischio licenziamento, metà dell’area industriale è fatiscente e ci son problemi di degrado e inquinamento un po’ qui e un po’ là. Al posto dei murales sovietici, sui palazzoni, però han messo le pubblicità di H&M che con le loro modelle allietano un po’ le giornate agli abitanti (di parte maschile) di Nowa Huta.

Uniti

Mentre arriva la notizia della candidatura della Serbia ad entrare nell’Unione Europea, per la rete si diffonde il nuovo video che promuove l’immagine dell’Unione e fa scoppiare numerose polemiche sulla sua, da alcuni ipotizzata, natura razzista.
Sulle polemiche non so che dire, ognuno vedrà il video e farà le sue valutazioni. Per me è un video bruttino che parla di una cosa che non esiste. E quest’ultimo mi sembra l’aspetto più evidente negli ultimi tempi.