«Perché sali su un palcoscenico, perché scrivi? Penso a quello che ha detto una volta Erri De Luca, in un contesto completamente diverso da questo. Durante la guerra in Bosnia un suo amico poeta – Izet Sarajlić – a chi gli offriva la possibilità di andarsene, di andare in università straniere, di liberarsi dal peso del bombardamento della Bosnia, rispondeva ‘secondo me il ruolo di un poeta è quello di stare’. Ritengo che in certi momenti complicati, la semplice scelta di stare, e continuare a fare al meglio possibile quello che stai facendo, sia una forma di militanza, detto fra virgolette».
Tra le tante cose pubblicate e lette in questi giorni su Gianmaria Testa, l’intervista da cui è tratto questo pezzettino qui sopra è una di quelle che meglio fa capire perché oltre a mancarmi come cantautore mi mancherà come punto di riferimento. L’intervista potete leggerla qui o ascoltarla di seguito.