Petrolio in Brianza: un’imperdibile opportunità per il futuro

Non capisco come questi ambientalisti da strapazzo non comprendano l’importanza della proposta della società australiana Po Valley, che chiede di sondare il territorio brianzolo in cerca di petrolio (leggete qui). Mi faccio promotore in prima persona di questa idea, che reputo valida, e che garantirebbe una reale sostenibilità al nostro sistema di rifornimento e permetterebbe di far sensibilmente decrescere il prezzo dei carburanti in tutto il comprensorio brianzolo.

Le aree della Brianza lecchese che presentano un tasso di urbanizzazione mediamente attorno al 50% del loro territorio, sono un bacino di utenza molto interessante, che consentirebbe, senza grandi rischi, l’allestimento di un sistema di raffinamento e utilizzazione potenzialmente vantaggioso. Le attuali tecnologie consentirebbero, infatti, un’armoniosa convivenza tra gli impianti destinati alla raccolta e alla lavorazione degli idrocarburi e la residenza diffusa. Le numerose aree verdi presenti, poi, si prestano particolarmente, per morfologia e distribuzione, ad una adeguata verifica attraverso trivellamenti delle effettive dimensioni dei giacimenti. Riserve che probabilmente esistono, se per anni, durante i decenni settanta/ottanta, fu l’Agip a tentare di mettere le mani sulla Brianza petrolifera.

E’ veramente incomprensibile come gli ambientalisti non vedano in questa opportunità di rifornimento diretto un grande vantaggio per il nostro territorio, sembra proprio che parole come tipicità, sussidiarietà, sostenibilità, filiera corta, vadano bene solo quando loro lo desiderano o solo per i tomini di Montevecchia.

Questo è molto grave, poiché è proprio su questi grandi flussi di valore e consumo che dovremmo operare con una reale ottica di sostenibilità, di accorciamento della catena. Posso tollerare che le amministrazioni adottino linee prudenti rispetto alle proposte degli australiani, loro sono prudenti per inclinazione, ma dagli ambientalisti no: è intollerabile continuare a sostenere, in nome dell’ideologia pura e semplice, questa retrograda concezione conservativa dell’ambiente!

L'area Vismara di Casatenovo potrebbe essere la nuova sede italiana della Po Valley
L'area Vismara di Casatenovo potrebbe essere la nuova sede italiana della Po Valley

Infine, vorrei lanciare un appello alla nostra amministrazione comunale affinchè agisca assennatamente, senza farsi abbagliare dal pregiudizio di qualche invasato ambientalista: stiamo per smantellare un’area industriale che ormai fa parte del tessuto urbano e che serba in sé i ricordi della popolazione, di chi ha convissuto con quei muri, di chi dentro a quei muri ha lavorato: uno scrigno di valori antropologici, che non può essere sacrificato alla speculazione edilizia. Insomma, prima di sacrificare un’area dal valore storico, prima di sommergerla con l’arrivo di 1200 nuovi abitanti, diamogli nuova vita, progettiamo un reale investimento per il paese. Pensiamoci prima che sia troppo tardi e che l’ingorgo diventi ingestibile: altre soluzioni sono possibili.

Io ne vedo una scintillante: lasciamo campo libero alla Po Valley e, nel momento in cui scovasse nuovi giacimenti petroliferi, non esitiamo ad offrire l’area Vister-Vismara quale sede italiana per l’azienda australe, nuovo centro di lavorazione per gli idrocarburi.

La situazione politica è indubbiamente favorevole, il nostro sindaco è in questo momento alla presidenza dell’assemblea dei sindaci del casatese e nessun paese rivale pare avere a disposizione un’area industriale e terziaria di così grandi proporzioni. L’amministrazione non deve temere: da questo affare arriverebbero molti soldi, tanti da far dimenticare le ristrettezze che hanno strozzato per anni le migliori espressioni della nostra intellighenzia; i cittadini sarebbero contenti, meno traffico e più posti di lavoro; in vista del 2009, questa operazione rappresenterebbe una solida ipoteca verso un successo elettorale strabiliante.

Siamo davanti ad un’occasione imperdibile. Mandate al diavolo i salumi, diventiamo anche noi raffinatori!


*Norme per la comprensione: assumere due o tre pastiglie di ironia lontano dai pasti.

4 pensieri su “Petrolio in Brianza: un’imperdibile opportunità per il futuro

  1. Stavo per scrivere un commento di disapprovazione, stentando a riconoscerti in quelle parole. Fortuna che è arrivato l’asterisco!

  2. Questo scherzetto era pessimo, lo so.
    Quel che mi da veramente da pensare è quella non-presa di posizione dei sindaci del nostro territorio. In questo post ci rido e ci scherzo, ma questi ci credono veramente, fosse per loro si potrebbe anche fare, potrebbero piantarci le trivelle di fianco a casa. Eh sì, non c’é molta scelta, o di fianco a casa o in un’area protetta. Questa è la Brianza di oggi: città diffusa e macchie protette. Va bò.
    Ciao Elena, grazie del passaggio.

Lascia un commento