Archivi categoria: Appunti di viaggio (scolastico)

Il diario del Grand Tour Balcanico

Il progetto Viaggi Diversi prosegue la sua strada, cresce bene e nel 2024 porta a conclusione una prima missione verso est tutta da leggere. Con la classe 4^E del premiato Istituto e la cara collega Giorgia Valsecchi abbiamo organizzato e realizzato una grande traversata balcanica con partenza da Tirana, arrivo ad Atene e fermate scelte tra Albania, Macedonia del Nord e Grecia.

I nostri studenti come sempre non solo hanno fatto da guide e accompagnatori turistici, ma anche da reporter e quelle di seguito sono le tappe del nostro viaggio raccontate da loro.

Intro. Presentazione del Grand tour balcanico

1. A Tirana, nei vicoli giusti

2. Berat, quel che resta dell’Impero Ottomano nella terra delle aquile

3. Ocrida, tra nevicate e portafogli ritrovati

4. Bitola, lungo la via Egnatia

5. Ci sarebbe piaciuto vedere le Meteore

6. Concludere guardando il mare

Impressioni di settembre

Grecia 2018, a Agistri

Il ritorno in classe in condizioni quasi prepandemiche certifica che l’esperienza covid-19 non ha lasciato molto. Ci sono aspetti del mondo scolastico che, alla luce di questi anni, sono per me diventati inaccettabili. Mi limito a due brevissime considerazioni, sapendo che potrebbero essere molte di più.

– Non possono più esistere classi che superino i 20 studenti, sia per questioni di benessere ambientale sia per poter tenere standard didattici accettabili e dignitosi. In periodo di poche idee (confuse) e scarse risorse per la scuola direi che l’unica riforma da attuare subito è questa: mettere un tetto al numero di studenti per classe. Siamo tornati invece a dirigerci nella direzione contraria con un fiorire di classi da trenta persone. Se non siete entrati in classe da questo lato della cattedra non avete nemmeno la pallida idea di che differenza faccia.

– Non si può più pensare che la scuola sia fatta da cinque o sei ore seduti con 10 o 20 minuti di intervallo se va bene. E’ un’idea di scuola fuori dal tempo, che non coglie i segnali, non considera che l’utenza di oggi non è quella del 1995. Le fragilità e i problemi di benessere psicofisico erano in aumento prima della pandemia e sono esplosi insieme ai periodi di restrizioni, ogni studio in merito segnala lo stesso trend. Senza entrare in una analisi profonda, di cui qui non c’è spazio, prendiamo il discorso da uno dei punti possibili: abbiamo a che fare con giovani corpi che passano molto del loro tempo fermi davanti a uno schermo. La scuola deve essere anche pratica di alternative a questo vivere vegetale e digitalizzato.

Purtroppo la forza di inerzia che avvolge questo mastodonte burocratico e irrigidito dal tempo rende difficile, senza toccare i grandi nodi, anche solo ridiscutere la piccola organizzazione interna: spazi e tempi per la socializzazione e cose così.

Impressioni di settembre.

Una bella giornata di scuola

Domenica è stata una bellissima giornata di scuola all’aria aperta, della scuola che avremmo in testa ma, per varie ragioni, non è sempre facile realizzare. Un bella ripartenza dopo un paio d’anni difficili.

Un centinaio di persone ci hanno dato fiducia e hanno reso ancora più avvincente la prova per studenti e studentesse che, ognuno con le sue doti, hanno dato davvero il meglio.

Grazie come sempre a Viaggi Diversi e a tutta la squadra di Associazione Colli Briantei, che ci ha accompagnati per tutto l’inverno seguendo passo dopo passo insieme a noi la preparazione del percorso e dei suoi giovani autori.

Qui sotto c’è un riassunto video della giornata.

La cattiva retorica dell’insegnante missionario

Poche righe che contengono molta verità quelle nell’articolo uscito qualche giorno fa su Il Manifesto dal titolo: “La cattiva retorica dell’insegnante eroe e missionario“. Vi invito a leggerlo.

Come docenti siamo immersi in un rumore sempre più disturbante. Innumerevoli e sempre crescenti formalità, autonomia ormai ridotta ai minimi storici, una gran quantità di impegni poco o per nulla utili e con la digitalizzazione forzata e primitiva dei tempi che corrono, un profluvio di stimoli quasi ingestibile.

Abbiamo certamente delle colpe, ma sarebbe facile cavarsela così. Provate a fare due conti: io (io come tantissimi altri) ho 8 classi, duecento studenti, una cinquantina di colleghi, una variegata serie di impegni legati a progetti di alternanza scuola lavoro, all’orientamento, agli open day, al dipartimento di materia e ad altre cose che ora non mi sovvengono.

Moltiplicate per i numeri sopracitati le verifiche, i compiti, le interrogazioni, i consigli di classe, i colloqui, un banale tentativo di interazione umana (parlare di “attenzione” farebbe sorridere) con gli studenti. Tutto questo finisce per comprimere (distruggere?) il tempo da dedicare al nostro vero e si auspica prezioso lavoro, nonché la freschezza, la vena creativa e comunicativa che sono i canali attraverso cui tutto passa. Non parliamo del tempo per studiare, sembra ormai quasi un lusso. Un lusso, sia chiaro, che mi concedo e rivendico.

Ben coperta dalla retorica della scuola al primo posto (ma chiusa), la scuola sta scomparendo. Ho la netta sensazione che sia tempo di fare qualcosa e scrivere un post qui, mi rendo conto, sia un po’ pochino. Idee?

L’educazione civica a scuola non serve

Da quest’anno è stata reintrodotta “educazione civica” a scuola, dalla primaria alla secondaria di secondo grado. In molti hanno parlato di “giornata storica” al momento della sua approvazione in Senato; a me sembra l’ennesima proposta vuota lanciata sulla gobba di dirigenti e docenti solo per il gusto di poter dire che si è fatto qualcosa per la scuola (fa niente se ci sono in sala d’attesa un altro centinaio di priorità più importanti).

Provo a riassumere per i non addetti: se ne deve fare almeno un’ora alla settimana (33 ore in un anno scolastico), la materia si inerisce come nuova e si aggiunge alle altre, ma sono i docenti già in servizio a insegnarla (cedendo ore della loro materia); si dovrebbe parlare di temi afferenti alla sostenibilità, alla cittadinanza, alla Carta costituzionale; ogni scuola è libera di organizzarsi come crede (purché sia gratis).

Tra le cose che non mi vanno di questa proposta eccone tre:

  1. La scuola o è educazione civica o non è. I temi proposti dalla nuova materia sono già ampiamente trattati e contenuti in molte altre discipline e viene da chiedersi se coloro che hanno avanzato la proposta abbiano contezza di cosa si faccia dentro le aule scolastiche. Il messaggio che si veicola con questa introduzione forzata reitera l’idea che la scuola insegni nozioni totalmente sconnesse dalla realtà, ferri vecchi, che ci voglia una materia, finalmente, per parlare della realtà che ci sta attorno e per far crescere giovani cittadini.
  2. L’educazione civica non è cosa che si possa insegnare predicando. Servono adulti capaci, appassionati, curiosi, coerenti, che sappiano essere punti di riferimento per come si muovono nello studio, a scuola e nella vita. Essere è molto più utile che dire come si deve essere.
  3. Terzo punto. Ancora (ancora!) una volta siamo alle nozze fatte con i fichi secchi. Si “lancia la sfida alla scuola” – che già naviga nei problemi – lasciando ai docenti di coordinarsi, decidere, “autotassarsi”, ovviamente senza un euro di risorse aggiuntive in più.

Scrivo queste righe giusto per darvi un altro possibile sguardo sul provvedimento che, stando alle dichiarazioni romane, rischia di passare come un evento che tutti aspettavamo con ansia e da tempo. Scrivo e poi torno a lavorare perché, come sempre, anche questa volta, faremo del nostro meglio per rendere organico, sensato, proficuo l’ingresso di questa nuova presenza dentro il variopinto palinsesto della scuola.